giovedì, ottobre 29, 2015

Perché non "dispensare e compensare"?

Domanda:
Stamattina ho interrogato 3 ragazzi con DSA (verifica orale programmata, come da PDP). Sul banco i fogli con gli schemi. Praticamente leggevano quanto scritto. Come li valutate in casi analoghi?

Risposta:
Non ne ho la minima idea.... Qualche complottista ci direbbe che è tutto un piano degli alieni per rendere i nostri giovani ignoranti e manipolabili.  :-)

Non ho suggerimenti che non contengano imprecazioni, mi spiace.

No, dai, ci provo...

Forse, entrando nell'ottica dei corsi sui DSA, si dovrebbe evitare di far utilizzare mappe concettuali troppo estese e dettagliate, e non preparate dallo studente. Inoltre è da notare che in fondo anche un conferenziere si tiene gli appunti e si può valutare la sua prestazione lo stesso.

.... .... ....

Il problema è che non sono d'accordo con la "logica" che sta dietro ai "ragionamenti" che ho appena provato a svolgere. In primo luogo con le mappe sotto gli occhi, anche se preparate dallo studente (quasi mai, ed è impossibile da controllare), lo studente è dispensato dal fare col proprio cervello i collegamenti che trova già pronti nei propri schemi. Questo a mio modesto parere è un enorme danno allo studente sotto molteplici punti di vista: intanto è una cosa concessa solo a lui e questo gli mina fortemente la fiducia in sé stesso, poi nel mondo reale non è detto che si abbia sempre il tempo di prepararsi degli schemi per rispondere a delle domande, e il non farlo allenare a scuola, durante l'età dello sviluppo, provoca un grave danno allo studente anche sul fronte delle competenze poi spendibili nella vita reale (non mi risulta ci siano lavori riservati ai DSA). In secondo luogo "compensando e dispensando" vengono inibite le risorse interne dello studente; risorse che possono, se stimolate, portare lo studente ad esplorare sé stesso e a trovare una propria modalità personale per compensare le proprie specifiche difficoltà, ostacolando il naturale processo di presa di coscienza del proprio singolare modo di funzionare. È un processo che si rafforza e si affina proprio incontrando e superando con le proprie individuali modalità le difficoltà che la vita ci presenta (ad esempio le difficoltà scolastiche).

Devo aggiungere una ovvietà che ovvietà purtroppo non è: lo studente non va messo in situazioni per lui insuperabili. Si tratta invece, per l'insegnante e per lo studente, di un processo dinamico per tentativi ed errori, processo che si affina con la reciproca conoscenza e stima (e questo spiega, tra le altre cose, come mai in tutto il mondo le ricerche scientifiche certificano che le scuole con pochi insegnanti sulla classe, cioè molte ore per ogni insegnante, sono le scuole con i migliori risultati).

7 commenti:

  1. Presentare un argomento studiato con la mappa sotto agli occhi e senza la mappa sono due attività diverse, ed entrambe utili, che i bravi insegnanti richiedono a tutti i loro studenti, da sempre.

    Ma vanno imparate entrambe. O no?

    Per chiarire: se faccio il sommozzatore arrivo con determinati strumenti tecnologici dove senza non potrei andare. Se però faccio il sommozzatore senza che mi sia mai stato insegnato a nuotare, quando mi capita di dover solo nuotare, che faccio? Chiedo permesso e vado a prendere l'attrezzatura? E se non si può fare?

    Le mappe sono una moda, come era una moda l'insiemistica quando io ero alle elementari. Nelle mappe (come nell'insiemistica) c'è del buono, ma non sono la panacea di ogni problema. E anche imparare a farne a meno è importante.

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  2. Arrivo per la prima volta sul blog, che trovo interessante.

    Sono interessata all'affermazione nella parentesi che chiude il post, che, riflettendoci, è pure intuitiva e logica.
    Ma sono abituata a chiedermi e a chiedere le fonti, anche per fermare l'obiezione di qualche incredulo precisino, e dunque chiedo:

    può segnalarmi qualche statistica, e relativa fonte, in merito?

    Grazie.

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    Risposte
    1. Ciao Adriana. Se come penso sei la stessa prof.ssa che scrive su Goofynomics non mi dare del lei, che mi imbarazzo!

      L'affermazione di cui mi chiedi risale al mio incontro forse 10 anni fa ormai con i test OCSE Pisa (2003 0 2006? Non ricordo). Lessi all'epoca con attenzione i risultati. Ero un neofita dell'insegnamento ed un entusiasta, e divoravo informazioni attinenti al mio nuovo lavoro.
      Non so ritrovare però oggi in due minuti quel passo. Spero di ritrovarlo così aggiungo il link.
      Grazie dell'osservazione costruttiva.

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  3. Sì, sono la stessa e volentieri passo al "tu", che non ho voluto decidere d'arbitrio perché qui non sei un commentatore ma il boss, ehm ehm :-)

    Grazie della risposta - resto in attesa.

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