Articolo
originale disponibile qui:
https://www.frontporchrepublic.com/2016/02/res-idiotica/
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South
Bend, Indiana (USA)
I
miei studenti sono degli ignoranti. Sono assai simpatici, piacevoli,
affidabili, per lo più onesti, benintenzionati e senz’altro per
bene. Ma i loro cervelli sono in gran parte vuoti, privi di qualsiasi
conoscenza sostanziale che possa considerarsi il frutto di un’eredità
o di un dono delle generazioni precedenti. Sono il culmine della
civiltà occidentale, una civiltà che ha dimenticato le sue origini
e i suoi obiettivi e, di conseguenza, ha raggiunto un’indifferenza
quasi totale riguardo a se stessa.
È
difficile essere ammessi nelle scuole dove ho insegnato, Princeton,
Georgetown e ora Notre Dame. Gli studenti di queste istituzioni fanno
ciò che è loro richiesto: sono eccellenti risolutori di test, sanno
perfettamente cosa bisogna fare per ottenere una A in ogni corso
(ossia raramente si appassionato e si applicano a una qualsiasi
materia), costruiscono curricula perfetti. Sono rispettosi e cordiali
con gli adulti, accomodanti, anche se rozzi (come rivelano frammenti
di conversazioni), con i loro pari. Rispettano la diversità (senza
avere la minima idea di cosa sia) e sono esperti nell’arte del non
giudicare (almeno in pubblico). Sono la crema della loro generazione,
i signori dell’universo, una generazione che aspetta di dirigere
l’America e il mondo.
Provate
però a far loro qualche domanda sulla civiltà che erediteranno e
preparatevi a sguardi sfuggenti e preoccupati. Chi ha combattuto le
guerre persiane? Qual era la posta in gioco nella battaglia di
Salamina? Chi fu il maestro di Platone e chi i suoi allievi? Come è
morto Socrate? Alzi la mano chi ha letto sia l’Iliade
che
l’Odissea.
I
racconti di Canterbury?
Paradiso
perduto?
L’Inferno?
Chi
era Paolo di Tarso? Cos’erano le 95 tesi, chi le aveva scritte e
quale ne fu l’effetto? Qual è l’importanza della Magna Carta?
Dove e come morì Thomas Becket? Cosa accadde a Carlo I? Chi era Guy
Fawkes e perché esiste un giorno a lui dedicato? Cosa accadde a
Yorktown nel 1781? Cosa disse Lincoln nel suo secondo discorso di
insediamento? Nel primo? Chi sa menzionarmi uno o due argomenti
avanzati nel n. 10 del Federalista?
Chi l’ha letto? Che cos’è il Federalista?
È
possibile che alcuni studenti, grazie a casuali scelte dei corsi o a
qualche eccentrico insegnante all’antica, conosca la risposta ad
alcune di queste domande; ma molti studenti no, e nemmeno a domande
simili, perché non sono stati formati per conoscerle. Nella migliore
delle ipotesi possiedono conoscenze casuali, ma altrimenti sguazzano
nell’ignoranza sistematica. Non vanno incolpati per la loro
profonda ignoranza di storia, politica, arte e letteratura americana
e occidentale: è il marchio distintivo della loro formazione. Hanno
imparato esattamente ciò che è stato richiesto loro: essere come
efemere, vivi per caso in un presente fugace.
L’ignoranza
dei nostri studenti non è un difetto del nostro sistema educativo: è
il suo coronamento. Gli sforzi di diverse generazioni di filosofi e
riformatori ed esperti di politiche pubbliche di cui i nostri
studenti (e molti di noi) non sanno nulla si sono combinati per
produrre una generazione di ignoranti. La pervasiva ignoranza dei
nostri studenti non è un semplice accidente o un risultato
sfortunato ma correggibile, solo che assumessimo migliori insegnanti
o variassimo la lista di letture al liceo. È la conseguenza di un
impegno della civilizzazione verso il suicidio della civiltà. La
fine della storia per i nostri studenti segna la fine della storia
per l'Occidente.
Durante
la mia vita il lamento sull'ignoranza degli studenti è stato cantato
da artisti del calibro di ED Hirsch, Allan Bloom, Mark Bauerlein e
Jay Leno, tra i molti altri. Ma questi lamenti sono stati sollevati
nella speranza che l'appello ai nostri e ai loro migliori istinti
avrebbe potuto invertire la tendenza (questa, tra l’altro, è
un'allusione a uno dei temi inaugurali sviluppati da Lincoln). ED
Hirsch ha persino elaborato un curriculum di auto-aiuto, una guida
fai-da-te su come diventare culturalmente istruiti, intriso dello
spirito americano ottimista e convinto che la defenestrazione
culturale possa essere annullata da una buona lista di letture in
allegato. Manca in generale un sufficiente apprezzamento che questa
ignoranza è la conseguenza
intenzionale
del
nostro sistema educativo, un segno della sua robusta salute e del suo
successo.
Abbiamo
preso la brutta e acritica abitudine di ritenere che il nostro
sistema educativo sia guasto, ma in realtà marcia a tutto vapore:
ciò che intende produrre è amnesia culturale, una totale mancanza
di curiosità, agenti indipendenti privi di storia e obiettivi
educativi organizzati come processi senza contenuto, con un uso
acritico di parole chiave come “pensiero critico”, “diversità”,
“modi di conoscere”, “giustizia sociale” e “competenza
culturale”. I nostri studenti costituiscono il risultato di un
impegno sistematico a produrre individui senza un passato, per cui il
futuro è terra straniera, numeri senza cultura in grado di vivere
ovunque e svolgere qualsiasi tipo di lavoro, senza farsi domandi sui
suoi scopi o fini, strumenti perfetti per un sistema economico che
esalta la “flessibilità” (geografica, interpersonale, etica). In
un mondo del genere, possedere una cultura, una storia, un'eredità,
un impegno verso un luogo e verso persone particolari, forme
specifiche di gratitudine e di riconoscenza (piuttosto che un impegno
generalizzato e senza radici verso la "giustizia sociale"),
un forte insieme di principi etici e di norme morali che affermano
limiti definiti a ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe fare (a
parte “non giudicare”) sono ostacoli e handicap.
Indipendentemente dall’indirizzo o corso di studi, il principale
obiettivo della moderna educazione è di piallar via ogni residuo di
specificità e identità culturale o storica che potrebbe ancora
restare attaccata ai nostri studenti, per renderli perfetti impiegati
per una politica ed una economia moderne che penalizzano impegni
profondi. Gli sforzi volti in primo luogo a promuovere
l’apprezzamento per il “multiculturalismo” sono sintomo di un
impegno a svuotare qualsiasi particolare identità culturale, mentre
l’attuale moda della “differenza” segnala un impegno totale
alla deculturazione e all’omogeneizzazione.
I
miei studenti sono i frutti di un progetto di lunga data per liberare
tutti gli esseri umani dagli accidenti e dalle condizioni di nascita,
per creare un'umanità che si auto-crea. Interpretando la libertà
come assenza di costrizioni, eredità culturali convenzionali e
connessa gratitudine sono state appiccicate come altrettanti limiti
arbitrari alle scelte personali, e da qui a questioni contingenti che
richiedevano un sistematico smantellamento. Credendo che la fonte
della divisione politica e sociale e della guerra fosse un residuo
impegno per la religione e la cultura, furono compiuti sforzi diffusi
per eliminare tali devozioni in favore di un abbraccio universale di
tolleranza e di sé separati. Con la percezione che un sistema
economico globalizzato richiedeva lavoratori sradicati che potessero
vivere ovunque e svolgere qualsiasi compito senza porsi domande sui
relativi obiettivi ed effetti, il compito principale dell’istruzione
divenne instillare certe disposizioni, piuttosto che una cultura ben
fondata: flessibilità, tolleranza, “competenze” prive di
contenuto, astratte “forme di apprendimento”, elogio per la
“giustizia sociale”, anche nel contesto di un’economia in cui
“il vincitore si prende tutto” [winner-take-all economy], e un
feticismo per la differenza che lasciava senza risposta il perché
tutti ricevessero la stessa educazione in istituzioni
indistinguibili. All’inizio questo ha significato lo svuotamento
delle peculiarità locali, regionali e religiose in nome
dell’identità nazionale; ora quella delle specificità nazionali
in nome di un cosmopolitismo globalizzato che richiede il deliberato
oblio di ogni trattato culturalmente caratterizzante. L’incapacità
di rispondere a domande banali sull’America o l’Occidente non è
la conseguenza di una cattiva educazione, ma il segno di un successo
educativo.
Soprattutto
l’unica lezione che gli studenti ricevono è quella di considerare
sé stessi individui radicalmente autonomi in un sistema globale
fondato su un comune impegno alla reciproca indifferenza. È questo
impegno che ci lega come popolo globale. Ogni residuo di cultura
comune interferirebbe con questo imperativo primario: una cultura
comune implicherebbe che condividiamo qualcosa di più denso,
un’eredità che non abbiamo creato e un insieme di impegni che
implicano limiti e lealtà particolari. La prassi e la filosofia
antiche hanno elogiato la “res publica”, una devozione verso gli
affari pubblici, ciò che condividiamo; noi abbiamo invece creato la
prima “res idiotica” mondiale, dal termine greco “idiotés”,
ossia individuo. Il nostro sistema educativo eccelle nel produrre sé
solipsistici e autosufficienti il cui unico impegno pubblico è
l'assenza di impegno verso ciò che è pubblico, verso una cultura
comune, una storia condivisa. Essi sono contenitori perfettamente
scavati, ricettivi e obbedienti, senza obblighi o devozioni reali. A
loro è stato insegnato a prendersi cura con passione della loro
indifferenza e a denunciare la presenza di un'effettiva diversità
che minaccia la sicurezza del loro bozzolo. Vivono in un Truman Show
perpetuo, un mondo costruito ieri che non è altro che un set per il
loro solipsismo, senza storia o traiettoria.
Mi
interesso profondamente dei miei studenti - come ogni essere umano
ognuno di essi ha un enorme potenziale e grandi doni da concedere al
mondo. Ma piango per loro, per ciò che sarebbe giustamente loro ma
che ad essi non è stato dato. Nei nostri migliori giorni insieme
percepisco il loro desiderio e la loro angoscia, e so che il loro
innato desiderio umano di sapere chi essi siano, da dove siano
venuti, dove dovrebbero andare e come dovrebbero vivere riaffermerà
sempre sé stesso. Ma anche in quei giorni migliori, non posso fare a
meno di tenere il pensiero speranzoso che il mondo che hanno
ereditato - un mondo senza eredità, senza passato, futuro o
preoccupazioni più profonde - stia per crollare e che questo
collasso potrebbe essere il vero inizio di una reale insegnamento.
Patrick
J. Deneen insegna teoria polica presso la University of Notre Dame. È
autore di diversi libri; ha appena pubblicato Why
Liberalism Failed.
Una
versione di questo articolo è apparsa per la prima volta su Minding
the Campus:
http:
//www.mindingthecampus.
org
/ 2016/02 / come-a-generazione-
lost-suo-common-cultura
/
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Traduzione
della prima parte a cura di Arturo per il post “Storia e
democrazia” apparso su
http://orizzonte48.blogspot.com/2019/04/storia-e-democrazia.html;
traduzione della seconda parte a cura di Stefano Longagnani