venerdì, aprile 17, 2015

Risposta ad Adriana Querzè

Gent.ma Adriana Querzè,
la ringrazio del suo lungo commento al mio post su Facebook. La sua autorevolezza in materia e il suo curriculum professionale (insegnante poi dirigente scolastico) e politico (ex assessore all'istruzione del comune di Modena) mi spinge mio malgrado ad addentrarmi in un campo che non è il mio. Io sono solo un ingegnere, amante della tecnologia fin dall'adolescenza, che ha deciso nel 2002 di fare con passione l'insegnante di informatica e di matematica. Non ho competenze specifiche in materia se non il saper leggere l'inglese nel quale sono scritti la maggior parte degli articoli scientifici che ho posto all'attenzione dei miei "amici" su Facebook con il mio post.

Mi sono addentrato nell'argomento (apprendimento della letto-scrittura e difficoltà specifiche collegate) solo dallo scorso anno, da quando cioè mio figlio Leo ha iniziato a frequentare la prima classe elementare. Lo ha fatto con profitto, senza problemi di sorta nell'apprendimento, ma da subito mi sono reso conto di quanto fosse cambiato l'insegnamento della letto-scrittura dai "miei tempi".

A scuola dove insegno anno dopo anno aumentano gli studenti con problemi specifici di apprendimento della lettura e della scrittura (dislessia e disgrafia), e i colleghi con più esperienza d'insegnamento fin dal 2002 mi hanno messo in guardia dai cambiamenti avvenuti nella popolazione scolastica negli ultimi decenni. Si trattava certo solo di "impressioni", e come tali le ho considerate appunto fino a quando, spinto dalla curiosità, non ho approfondito andando alla ricerca dello stato dell'arte in campo scientifico.

Cercando su internet, mesi fa, ho trovato per prima cosa una dettagliata esposizione di quanto da lei brevemente esposto. Si trattava di uno psichiatra che sulla base del buon senso, della logica e del ragionamento, come ha fatto lei nel suo commento, consigliava di partire in prima elementare con l'insegnamento dello stampato maiuscolo, e poi di proseguire, se il bambino era disponibile, con il corsivo; questo avrebbe facilitato l'apprendimento della letto-scrittura, proprio per il più facile collegamento tra fonema e grafema, visivamente staccato nel caso dello stampatello maiucolo. Data la mia formazione da ingegnere, amante dei numeri e dei fatti, ho subito notato che non veniva riportato nessun dato o studio a supporto. E così sono andato a cercare se ci fossero studi scientifici a supporto o detrimento del suddetto elegante ragionamento.

Li ho trovati, e invito a leggerli, a studiarli, perché l'argomento, come giustamente mi conferma, non è affatto semplice.

In primo luogo le ricerche più recenti dei neuroscienziati hanno evidenziato in modo inequivocabile che le abilità fino-motorie (le abilità della mano con il pollice opponibile che ci rendono tando diversi dagli altri animali) sono importantissime per l'apprendimento in generale (l'articolo divulgativo del Wall Street Journal How Handwriting Trains the Brain cita appunti queste ricerche delle neuroscienze, pubblicate da un team dell'Indiana University nel 2010 e da Virginia Berninger, prof.ssa di psicologia dell'educatione all'Università di Washington). Altri articoli che ho trovato in rete riportano addirittura forti correlazioni tra le abilità fino-motorie nell'infanzia e le performance scolatiche nella scuola superiore. E diversi altri studi che ho citato collegano la scrittura manuale con l'apprendimento della lettura, per via dell'apprendimento cinestesico e dell'esperienza motoria e tattile che rinforza il collegamento tra grafema e fonema.

Su questo punto siamo pienamente d'accordo, penso, anche se nel suo commento lei non spiega con cosa sostituire l'allenamento che il corsivo procura alle abilità fino-motorie durante tutto l'arco della scuola dell'obbligo.

Ma non è questo il punto. Io stesso ho passato gran parte delle elementari a fare lavori manuali, come usare le forbici, incollare, piegare, utilizzare il seghetto da traforo, incidere il linoleum per preparare disegni da stampare con la pressa, battere basette di rame per creare bassorilievi, modellare la creta, la cartapesta, la plastilina, fare nodi con la corda, dipingere fogli, tele e piastrelle, ecc. Ho constato, seguendo le attività di mio figlio e di diversi suoi amichetti, che solo poche scuole primarie continuano a proporre tali attività in quantità utile per allenare e sviluppare davvero le abilità fino-motorie, e questo, visto le scoperte dei neuroscienziati, è sicuramente un male (mio figlio ha passato la prima classe elementare senza mai tracciare una sola linea orizzontale... solo schede da incollare, compilare, colorare...).

Dopo aver scoperto quanto sopra ho continuato la mia ricerca, focalizzandomi sullo stile di scrittura, avendo notato personalmente, come molti miei colleghi insegnanti delle superiori potranno confermarle, che gli studenti con i voti più alti erano spesso, non sempre certo, tra coloro che scrivevano e prendevano appunti in corsivo.

Si tratta solo di una osservazione estemporanea, non di un dato scientifico, e come tale la devo riportare.

Durante la mia ricerca mi sono però imbattuto in un paio di articoli abbastanza netti, che a loro volta citano parecchi altri studi scientifici (che non ho letto) che però supportano fortemente le loro conclusioni. Il primo di questi è uno studio canadese su oltre 700 bambini di seconda classe divisi in tre gruppi: un primo gruppo al quale è stato insegnato solo lo stampatello, un secondo gruppo al quale è stato insegnato prima lo stampatello poi il corsivo (come è stato fatto con mio figlio e come i miei studenti confermano esser stato fatto con loro), un terzo gruppo al quale è stato insegnato solo il corsivo (come è stato fatto con me e generalemente con le persone della mia generazione). Inutile riportare le conclusioni, che immaginerà. L'utilizzo del corsivo esce rafforzato nei risultati di questi bambini in diversi indicatori.

Il secondo articolo è uno studio comparato della letteratura sull'argomento (corsivo vs stampatello), intitolato significativamente Teaching Cursive Handwriting First Leads to Fluency in Reading and Writing, scritto da Elizabeth Seton, della Loyola University Maryland, Advanced Studies in Education. L'importanza di questo articolo è per me nelle citazioni di altri articoli (che spesso non posso leggere perché a pagamento). In modo prudente e serio, supportando i propri argomenti con articoli scientifici di neuroscienziati o studi sulle performance su diversi indicatori del processo di letto-scrittura, l'autrice spiega le particolarità del corsivo, la sua unicità rispetto allo stampatello, e come le sue caratteristiche lo rendano più efficace didatticamente nel processo di appredimento della letto-scrittura, come provano diverse ricerche recenti di vario orientamento.

Tra le altre cose l'articolo spiega che "una recente meta-analisi su oltre 1000 bambini con problemi di dislessia e disgrafia, illustra e chiarisce l'effettivo ruolo delle istruzioni multisensoriali naturalmente presenti nella scrittura in corsivo (Montgomery, 2012)." Questo mi fa capire il perché diversi centri di riabilitazione per la dislessia utilizzino con successo il corsivo (si veda qui), e perché le scuole inglesi e americane stiano ritornando in massa al corsivo, per esempio utilizzando un script legato (si veda ad esempio qui).Come pure mi fa capire perché, in tutte le lingue e in tutti gli alfabeti, il corsivo l'abbia fatta per secoli da padrone.

Non bisogna poi dimenticare (ma questo non c'entra con il corsivo se non lateralmente) che la scientificità del concetto di dislessia in quanto "disturbo" di origine organica è stato messo in dubbio autorevolmente da più parti, per esempio dal libro pubblicato dalla Cambridge University Press "The Dyslexia Debate".

Infine, non ho trovato, pur cercandolo da mesi, un solo articolo scientificamente fondato (con dei numeri, insomma) che sancisca la parità tra corsivo e stampatello (o la superiorità dello stampatello). In rete ho trovato solo "buon senso" da parte di autorevoli personaggi in evidente conflitto di interesse, come questo, che tutta la recente letturatura, anche solo quella sulle abilità fino-motorie e sulla scrittura manuale confrontata con la digitazione a computer, contraddice.

giovedì, aprile 16, 2015

Ritorno al... corsivo!

In USA, Gran Bretagna e Canada torna il corsivo dopo molti decenni di stampatello. E torna sulla base del fatto che le ricerche scientifiche più recenti mostrano ad esempio come per affrontare efficacemente la dislessia il corsivo sia parecchio utile.
Per esempio il corsivo serve:
- ad evitare le inversioni delle lettere mentre si scrive,
- a leggere senza scambiare p d b q,
- a memorizzare nella memoria muscolare il collegamento grafema-fonema (la memoria muscolare del grafema, insieme al riconoscimento visivo della forma del grafema, è invariante dal punto di vista culturale ed è un meccanismo di base e universale della lettura, come dimostra la ricerca citata qui di seguito),
- a spaziare correttamente parole e lettere,
- a stimolare la motricità fine, importantissima per l'apprendimento,
- a scrivere più velocemente catturando il proprio pensiero senza perdita di leggibilità,
- a collegare tra loro in modo multisensoriale scrittura, ortografia e lettura (anche perché i programmi di trattamento della dislessia che si focalizzano sulla lettura funziona peggio, dati alla mano, di quelli centrati sulla scrittura),
- a sviluppare uno stile personale che gratifica il bambino.
All'Università di Middlesex, in Essex, scrivono che il loro attuale problema sono le maestre, che fanno resistenza al cambiamento dopo decenni di stampatello (qui da noi si direbbe: «A sé seimper fat acsè!»)
Qui un denso articolo da parte della Middlesex University, London and Learning Difficulties Research Project, in  Essex (in PDF): The Contribution of Handwriting and Spelling Remediation to Overcoming Dyslexia
I seguenti articoli possono servire per approfondire:
- articolo della Dott.ssa  Sharon Dubble, direttrice della Elizabeth Seton Loyola University nel Maryland, Advanced Studies in Education; l'articolo si intitola Teaching Cursive Handwriting First Leads to Fluency in Reading and Writing. Qui il PDF.
articolo scientifico canadese su oltre 700 bambini, divisi in tre gruppi. Un gruppo al quale hanno insegnato a scrivere solo in stampatello, uno al quale hanno insegnato a scrivere solo in corsivo, il terzo al quale (come spesso accade in Italia) hanno insegnato a scrivere prima in stampatello poi in corsivo. I risultati peggiori li ottiene il gruppo "stampato poi corsivo". I migliori il gruppo "solo corsivo". Per approfondire leggere direttamente l'articolo qui: "The Effects of Manuscript, Cursive or Manuscript/Cursive Styles on Writing Development in Grade 2"
- articolo canadese del dicembre 2012 sulla scelta tra corsivo e stampatello (rassegna della letteratura scientifica sull'argomento); disponibile solo l'abstract; l'acquisto costa 30 euro; la rivista è di ambito Occupational therapy: Which to Choose: Manuscript or Cursive Handwriting? A Review of the Literature
- video esercizi per potenziare la motricità fine, dal sito www.puntografologia.it
- articolo sull'invarianza dei meccanismi cerebrali di lettura al variare della cultura. Analizzato il cinese (ideogrammi) e il francese (corsivo). Si intitola Universal brain systems for recognizing word shapes and handwriting gestures during reading
- insegnamento della scrittura a mano negli USA; articolo di Wikipedia in inglese che illustra la storia dell'insegnamento del corsivo negli Stati Uniti. Nel paragrafo "Current events" viene brevemente raccontata la reintroduzione del corsivo nelle scuole statunitensi.
E noi in Italia che facciamo? Aspettiamo che le maestre che insegnavano il corsivo dal primo giorno di scuola siano tutte in pensione, o facciamo qualcosa prima?

venerdì, aprile 03, 2015

"La mano organo dell'intelligenza"

Da “Il Segreto dell’Infanzia” di M. Montessori: “... La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente: l’uomo prende possesso dell’ambiente con la sua mano e lo trasforma sulla guida dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo”.

Da “La Scoperta del Bambino” di M. Montessori: “La mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: essa è l’organo della mente... La mano è il mezzo che ha reso possibile all’umana intelligenza di esprimersi ed alla civiltà di proseguire nella sua opera.
Nella prima infanzia la mano aiuta lo sviluppo dell’intelligenza e nell’uomo maturo essa è lo strumento che ne controlla il destino sulla terra”.