mercoledì, dicembre 09, 2015

Un record (positivo?)

Oggi la prof.ssa Menabue, dirigente dell'Ufficio scolastico Territoriale di  Modena, al corso per i neo immessi in ruolo ha ricordato un dato a mio parere allarmante: la provincia di Modena è prima a livello nazionale per diagnosi di DSA. Siamo ad oggi al 4.3% della popolazione scolastica.

Solo pochi giorni fa leggevo sul sito del MIUR di un dato medio a livello nazionale, relativo al 2012, dell'1,2%. Il dato per l'Emilia Romagna è di nemmeno il 2,1%.

La spiegazione ufficiale del nostro record modenese mi immagino sia probabilmente che noi, qui a Modena, siamo più bravi. Che da noi si fa più prevenzione, più screening diagnostico precoce, con il monitoraggio dell'apprendimento della letto-scrittura ad esempio già dal gennaio della prima classe primaria (sì, avete letto bene: a gennaio si entra in classe a misurare la velocità di scrittura dei bambini di prima elementare).

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E se invece fossimo di fronte ad una massiccia sovradiagnosi?

E se questa medicalizzazione delle difficoltà scolastiche, questo mancato rispetto per i tempi di apprendimento dei bambini meno veloci, non fosse invece un gigantesco autogol, di cui ci renderemo conto solo tra vent'anni, a disastro compiuto?

Nel mondo anglosassone, ad esempio, dopo quasi cento anni di stampatello, stanno precipitosamente tornando, in modo più che ufficiale, al corsivo.

Negli USA le sperimentazioni di scuole e università senza carta si stanno ripensando: gli studenti universitari, ad esempio, si stampano anche in Italia i testi digitali per poter studiare sulla cara vecchia carta (studenti nativi digitali, si badi).

Da noi invece, quando ormai fioccano gli articoli scientifici sui danni che la tecnologia può arrecare al percorso di apprendimento dei bambini, ci si vanta di fornire tablet e LIM sempre in più tenera età, quando invece ci sono scuole superiori dove gli studenti di quindici anni studiano Tecnologie Informatiche in laboratori con nemmeno un PC di oltre 12 anni ogni due studenti.

Che dire?

Solo che spero davvero di sbagliarmi.

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