lunedì, maggio 11, 2015

Conferenza di Frèderic Rava

«Il prossimo 12 maggio si terrà a Modena una importante conferenza con un pedagogista francese che ci spiegherà il  perché della sua affermazione: “In pedagogia della Gestione Mentale la dislessia non esiste”. Si badi, la dislessia, non le difficoltà di apprendimento della lettura, che invece di essere "compensate" e "dispensate" devono essere gestite e affrontate.

Infatti nelle difficoltà di lettura, scrittura e calcolo, affrontate con la Pedagogia della Gestione Mentale (del filosofo-pedagogo A. de La Garanderie) ciò che per l’approccio psicologico sarebbe un disturbo, per la Pedagogia Gestione Mentale è un profilo pedagogico personale di apprendimento. Un profilo pedagogico comprensibile solo alla luce del processo di insegnamento-apprendimento che ha caratterizzato la biografia educativa del soggetto che apprende, e quindi le abitudini evocative utilizzate fin dai primi anni di vita. In quest’ottica la difficoltà di lettura è dunque affrontabile con un "progetto di senso" capace di far emergere le "abitudini evocative" da comprendere, rispettare, valorizzare e potenziare per arrivare ad una fluente lettura e scrittura.

La pedagogia della gestione mentale non è più l’unica voce, ora anche altre voci si levano sempre più forti contro quello che appare sempre più un business internazionale, dell’industria mondiale della medicalizzazione.

Tra le importanti critiche alla logica del disturbo presenteremo anche quella di due importanti professori  delle università di Duhram e Yale contenuta nel libro "The Dyslexia Debate", dove si afferma che il termine dislessia va abbandonato perché  portatore della logica iatrogena della dispensa, che impedisce ai bambini  di recuperare le difficoltà di lettura e scrittura.

Di tutto questo parleremo e dibatteremo il 12 Maggio al MeMo di Modena.»

Ermanno Tarracchini

7 commenti:

  1. Qui il sito di Frederic Rava:

    http://www.rava-reny.com/

    Qui alcuni suoi articoli scientifici:

    http://www.gestionmentale.org/IMG/pdf/08-echelle_de_comprehension.pdf

    http://www.gestionmentale.info/article-echelle-de-comprehension-et-separation-dans-l-espace-une-approche-pour-les-debutants-103719747.html

    http://www.gestionmentale.info/article-dyslexie-des-pistes-de-ma-recherche-en-gm-118763369.html

    http://www.gestionmentale.info/article-un-exercice-de-gestion-mentale-orthographe-anserine-78198492.html

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  2. Relazione di Frédéric Rava all’incontro organizzato dal Movimendo di Cooperazione
    Educativa (MCE) di Modena presso il MEMO di Modena 12 Maggio 2015.
    Traduzione a cura di Ermanno Tarracchini
    Sono desolato di non parlare italiano, il prossimo anno forse....
    Per iniziare chiariamo questo termine di gestione mentale.
    E’ stato il ministero dell'istruzione nazionale francese che ha scelto questo termine.
    Antoine de La Garanderie, il fondatore di questa pedagogia, preferiva il termine di
    gesti mentali.Cos'è un gesto mentale? Dunque mentale vuol dire dentro la testa
    come nel calcolo mentale, un calcolo mentale è un calcolo di testa. Per spiegare il
    termine gesto mentale vi porrò due domande, la prima: il vostro pensiero è statico o
    dinamico, mobile o immobile? Penso che la maggior parte tra voi direbbe mobile,
    dinamico. La seconda domanda è: il vostro pensiero può essere diretto , strutturato,
    intenzionale o non importa come? Anche qui penso che la maggior parte di voi
    direbbe diretto, strutturato, intenzionale. Se non siete d’accordo è possibile porre
    delle domande dopo.In francese come in italiano quando un movimento è diretto,
    strutturato e intenzionale si parla di gesto e dato che è un movimento che avviene
    nella testa si parla di gesto mentale. La Garanderie ha mostrato che per apprendere e
    pensare si ha bisogno al minimo di 5 gesti mentali. Questi 5 gesti mentali voi li
    conoscete già sono l’attenzione, la memorizzazione , la comprensione, la riflessione e
    l’immaginazione.Così come si può apprendere un gesto fisico si può apprendere un
    gesto mentale. Possiamo vedere cosa c’è in un gesto fisico, per esempio nella marcia,
    nel camminare. Nella marcia c’è un’intenzionalità andare avanti, c’è un’azione:
    mettere un piede davanti all’altro, o più esattamente e meglio si può dire “alternare”
    perchè l’apprendimento si basa su di un’alternanza. Se si guarda a un gesto mentale
    come l’attenzione. Ci possiamo chiedere come fare per prestare attenzione.
    L’intenzionalità è fare esistere quello che è fuori di noi all’interno di noi, vale a dire
    interiorizzare, è l’azione è di fabbricare un ricordo, facendo esistere mentalmente
    delle immagini, dei suoni, delle parole, il termine tecnico in GM è evocare. Noi
    possiamo dire anche che essere attenti è cambiare il piano di coscienza, dal piano
    della percezione non intenzionale all’intenzionalità . Per esempio passare da vedere a
    guardare, da sentire ad ascoltare, da toccare a palpare, da gustare a degustare, da
    sentire l’odore a odorare . C’è un livello di coscienza senza intenzionalità e uno con
    intenzionalità e serve energia per passare da un livello all’altro, darò un esempio e
    allo stesso tempo approfondiremo. Un fenomeno semplice: “la biro rotola”, nel
    fenomeno possiamo mostrare la biro, possiamo mostrare “la biro rotola”, possiamo
    mostrare “rotola”, ma non possiamo mostrare “rotola” da sola.C’è obbligatoriamente
    qualcosa o qualcuno che muove . Allora c’è il fenomeno e c’è la lingua con le sue
    regole e la lingua italiana, separa per riunire. Separa, per esempio, la “biro” e “rotola”
    ma li riunisce di nuovo per fare la frase. In questo caso la lingua separa il nome dal
    verbo o il soggetto dal gruppo verbale, in effetti tutte le lingue separano per riunire.
    Abbiamo dato un esempio in italiano ma possiamo fare la stessa cosa in matematica,
    storia, geografia. In gestione mentale si dirà che per pensare qualcosa, per apprendere
    qualcosa si ha bisogno di separare e in gestione mentale si dirà separare lo Spazio e il

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  3. Tempo. Sono termini tecnici ma è in questa separazione che avremo una difficoltà.
    Pe chiarire un pò farò riferimento alla definizione di concetto di Bruner. Per Bruner
    un concetto è la riunione di 3 cose. Una di queste tre cose è il nome l'etichetta la
    denominazione , per esempio il termine “uccello” è una etichetta. La seconda cosa
    nel concetto è avere una lista di un minimo di punti comuni. Non è obbligatoriamente
    la seconda cosa ma una delle tre. Un minimo di punti comuni è ciò di cui abbiamo
    bisogno per dire questo è un uccello o questo non è un uccello.Se vi interrogo su che
    cosa è un uccello potreste rispondere che l’uccello “vola”. Forse che l’aereo è un
    uccello perchè vola?Allora dobbiamo aggiungere un altro punto comune è “un
    animale” , un animale che vola. Ma avremo due problemi perchè lo struzzo è un
    uccello ma non vola e la mosca vola ma non è un uccello. Dunque questa coppia
    “animale che vola” non funziona. Allora potremo dire un animale “con becco che fa
    le uova” ma ecco l’ornitorinco che dice “io ho il becco e faccio anche le uova”
    Dunque anche il becco e le uova come coppia minima per definire un uccello non
    funziona.Alla fine troviamo che gli uccelli hanno solo due punti comuni : sono
    animali, con le piume. Nella ricerca dei punti comuni che permettono di accedere al
    concetto si sono utilizzati degli esempi e dei controesempi e la terza cosa per definire
    un concetto è proprio una lista di esempi e di controesempi. Più esattamente, più che
    una lista è un confronto fra esempi e controesempi. Se non si danno esempi e
    controesempi si mischia tutto perchè le cose devono essere chiare. Uno strumento
    della pedagogia al fine di comprendere qualcosa è chiedere il contrasto, la differenza
    tra gli esempi e i controesempi. L’esempio e il controesempio, tecnicamente in
    gestione mentale sono il tempo e lo spazio.Questo modo di utilizzare il contrasto è
    assai impiegato in Pedagogia. Quando si vuole spiegare qualche cosa si inizia spesso
    attraverso una visione caricaturale , in bianco e nero. Per esempio in grammatica,
    quando si inizia a spiegare la grammatica si mostreranno per primi dei verbi di azione
    molto forti, camminare, correre e nomi molto statici, la casa, la tavola...in Gestione
    mentale si dirà che avremo separato molto bene il tempo dallo spazio. Dopo
    raffineremo il modello e mostreremo che esistono verbi di stato come essere,
    sembrare, apparire...e diremo che ci sono anche nomi di azioni, come “la corsa”...Ma
    è questa distinzione tra lo spazio e il tempo che ci procurerà più problemi, perchè?
    Perchè spontaneamente ogni bambino ha delle evocazioni visive, uditive,
    tattili.....Visive vede nella mente, uditive sente nella mente, per esempio potete
    pensare al campanello della bicicletta, per l’evocazione tattile è più complicato ,
    perchè nell’evocazione tattile io tocco e in un secondo tempo io risento quello che ho
    toccato ma non lo tocco più é un’evocazione. Allora per questo si avrà un problema
    con lo spazio e il tempo e come il problema della marcia. Per camminare c’è bisogno
    che io faccia un primo passo io posso scegliere lo spazio o posso scegliere il tempo.
    Se ho evocazioni visive sceglierò più facilmente lo spazio perchè quello che io vedo
    è lo spazio dunque io comincerò con un piede ( mette avanti il piede sinistro) . Se ho
    evocazioni uditive io sceglierò facilmente il tempo, perchè se io sento qualcosa
    questo prende del tempo, dunque comincerò per il tempo ( mette avanti il piede
    destro) Dunque per un bambino che ha evocazioni visive o uditive la difficoltà non è
    molto grande, ma un bambino che ha un’evocazione tattile come fa? In lui il risentito

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  4. del corpo è molto forte ed allora avrà difficoltà a scegliere, perchè la presenza del
    corpo non nè spaziale nè temporale. Il corpo è. E’ in seguito quando si concettualizza
    che si può dire è qui e adesso.Ma Il bambino dice solo “io sono.” Non dice io sono
    qui e adesso.Allora come accompagnarlo?. L’idea è di accompagnare il passaggio del
    corpo fino ad un concetto astratto, passare da un vissuto corporale ad una parola
    scritta o pronunciata e per questo c’è un strumento pedagogico che è la scala di
    comprensione. Ci sono 4 livelli fissi e tre livelli intermediari, c’è il livello del corpo,
    quello che io cerco di comprendere questo è un livello fisso. Poi c’è il livello
    dell’oggetto ( in questo caso utilizzeremo un manichino) a tre dimensioni, poi posso
    togliere una dimensione e passo a un disegno, dopo posso togliere un’altra
    dimensione e arrivo alla parola scritta ( o pronunciata). Il disegno è a due dimensioni
    e lo scritto a una dimensione , posso dire che il corpo è a 4 dimensioni (ma non è la
    quarta dimensione della fantascienza) In effetti ogni persona ha delle preferenze ci
    sono bambini che entrano facilmente nel cammino a partire dallo scritto, per loro non
    ci saranno grosse difficoltà a scuola, altri preferiscono partire dal disegno, altri a
    partire da oggetti ed è qui che avremo un grosso problema per loro perchè “hanno
    bisogno di essere coloro che cercano di comprendere” e qui il sistema scolastico non
    propone grandi cose.
    Lo scopo è quello di passare dall’esteriore all’interiore, per interiorizzare, ma la vita
    è basata sullo scambio, la vita è ricevere e donare, quando respiro io inspiro ed espiro
    apprendere è un fenomeno vivente . Così come ci sono bisogni nutrizionali, ci sono
    bisogni mentali apprenditivi e passare per il corpo è un bisogno mentale apprenditivo.
    C’è l’ingresso, io posso prendere delle cose dall’esterno per pensarle ma è solo la
    metà del lavoro perchè in seguito io devo farne qualche cosa e qui ci sono diversi
    modi di produzione, sei forme di linguaggio: linguaggio scritto e orale, quelle
    utilizzate socialmente a scuola ma ce ne sono altre 4: una modalità di espressione
    gestuale , grafica, musicale, e una modalità di espressione plastica ( modellare o
    costruire). A cosa serve sapere che esistono?Io ho incontrato uno studente che aveva
    difficoltà non per apprendere ma per produrre, aveva delle cose in testa ma non
    sapeva come farle uscire. Vi faccio un riassunto perchè di fatto io lavoro per tre ore
    con un bambino in questo modo: per dire la lezione oralmente aveva bisogno di 54
    minuti allora gli propongo di fare prima un disegno e di parlare dopo e in questo
    modo ha impiegato 3 minuti: ora se impiega 54 minuti è un cretino, se ne impiega 3 è
    un genio semplicemente perchè il modo di esprimersi non è lo stesso. Allora se ci
    sono 4 modi di ingresso e 6 di uscita abbiamo 24 modalità di insegnamento, e sono
    sicuro che a scuola ....non vengono utilizzati tutti.. ecco volevo fare una prima
    presentazione, per poi passare alle vostre domande e continuare la spiegazione.
    Domanda mamma con figlia segnalata per Dislessia. Il metodo Montessori e quello
    della pedagogia della gestione mentale sono diversi o sono molto simili?
    Co sono più questioni alle quali vorrei rispondere, tre cose:
    Per prima cosa ci sono difficoltà sia come insegnante che come genitore e come
    studente, come riconoscere la difficoltà senza rafforzarla. Si ci sono dei bambini che

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  5. hanno difficoltà ma il rischio è quello di dire “ah tu non puoi e non potrai mai”
    questo non è pedagogico.Dunque la difficoltà è come riconoscere una difficoltà, ma
    non si deve incentivarla, al contrario. Il secondo punto è il problema giustamente
    dell’etichettatura, perchè si è riconosciuto che ha delle difficoltà ma lo si blocca
    perchè si decide che non c’è più nulla da cambiare. Ora anche a livello
    neuroscientifico si sa che il cervello è un organo plastico è nei fatti è il pensiero che
    modella il cervello e per rispondere al terzo punto, ci sono molti punti in comune tra
    l’approccio della Montessori e quello di De La Garanderie. Ci sono degli approcci di
    buon senso, sono approcci basati sulla vita, su situazioni di riuscita ( scolastica) ma la
    grande differenza è che Maria Montessori si rivolgeva ad una società che non è la
    nostra società attuale, la grande differenza che c’è tra la società al tempo della
    Montessori e la nostra è l’avanzata della tecnologia. In cosa consiste questa
    differenza: se voi prendete un bambino di un secolo fa, per lui è facile immaginare
    che il latte viene dalla mucca, adesso in italia , è peggio in francia, ma anche in Italia ,
    i bambini pensano che il latte venga da un negozio o dalla farmacia. La società
    tecnologica maschera le trasformazioni e per questo il bambino di oggi deve pensare
    le trasformazioni e per questo che La Garanderie ha mostrato che dietro la
    manipolazione di oggetti o dei disegni c’èra un pensiero da stabilizzare. Un esempio:
    Gli insegnanti della scuola materna e primaria fanno manipolare ai bambini degli
    oggetti e sembra che abbiano capito, se si domanda loro “avete capito?” loro
    rispondono si abbiamo capito, ma nella verifica non si è più a livello di oggetti, siamo
    a livello dello scritto: gli oggetti hanno tre dimensioni e lo scritto ha una dimensione,
    occorre astrarre due dimensioni. Certi bambini possono farlo facilmente, altri
    restano molto delusi dalla verifica perchè erano sicuri di aver capito, ed è qui che la
    gestione mentale mostra come fare per astrarre.Possiamo dire che la pedagogia della
    gestione mentale è un prolungamento della pedagogia montessoriana, l’ha adattata ad
    una società più tecnica, il pensiero è più nascosto, le trasformazioni sono più nascoste.
    Al tempo della Montessori non era necessario chiedere al bambino cosa avesse nella
    testa, lui sapeva fare ed era tutto.Adesso dato che i bambini pensano meno, sono
    meno sollecitati a livello del pensiero, la pedagogia dei gesti mentali va a sollecitare
    proprio e primariamente il pensiero. Per esempio se vi dico IPPOPOTAMO cosa
    succede nella vostra testa? C’è chi può vedere...Chi, per esempio, vede
    l’IPPOPPOTAMO? Ecco bene...Chi sente qualche cosa...chi si parla, chi si
    racconta...il modo non è esclusivo. C’è un grandissimo pericolo: che il modo sia
    esclusivo...Chi pensa in modo esclusivo è come se camminasse in questo modo,
    saltellando su di un piede solo ( o il destro o il sinistro, non importa). Camminare è
    sempre un’alternanza e nel pensiero c’è sempre un’alternanza, esistono tante
    alternanze. L’alternanza più frequente è quella tra ri-vedere mentalmente e
    riascoltare/parlarsi mentalmente , e per questo che non c’è esclusività tra un modo o
    un altro.Le persone che rivedono mentalmente soltanto, hanno in realtà
    un’alternanza ma è nascosta, per esempio io vedo e.....potrei anche risentire ( il
    movimento del corpo) . Io posso vedere una cosa vera e dopo posso ri-vedere un
    disegno. la differenza tra la pedagogoa Montessori e la gestione mentale di A de La
    Garanderoe è che si può proporre, si può chiedere al bambino come fa e come

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  6. potrebbe fare. La seconda domanda è come pensate alla parola ippopotamo? Chi
    sente la pronuncia delle lettere, cioè la compitazione? Chi vede le lettere? Per
    esempio vediamo la differenza che apporta la GM, un bambino che impara
    l’ortografia, ma funziona così anche per il suono, le tabelline...Voi mettete la parola
    scritta laggiù e chiedete al bambimno di riscriverla qui e può fare tutte le andate e i
    ritorni che vuole. Potete farlo nella classe.Allora i bambini guardano la parola qui,
    hanno l’evocazione poi si spostano e devono scrivere la parola là. Anche se fanno
    parecchie andate e ritorno va bene. Quando ho lavorato con bambini di 6 anni, ce
    n’erano alcuni che facevano così, andavano rapidamente alla parola e poi correvano
    a scriverla, avanti e indietro rapidamente per paura di dimenticarla. Alcuni erano
    molto delusi e tristi perchè non erano riusciti a trattenere in mente la parola.Questo è
    l’apporto della gesione mentale, allora gli dico vuoi un aiuto?
    Nell’accompagnamento è importante proporre non imporre. Allora gli dico, asscolta
    qui l’obiettivo è questo: guarda la parola e quando ti volti, devi avere ancora il
    ricordo di quella parola. Questo per lui è una cosa nuova, non sapeva che potesse
    esistere, ma lo possiamo informare: tu guardi e poi puoi rivedere, ridire, riascoltare,
    tu puoi immaginare il movimento per scrivere quella parola...fai come vuoi ma devi
    avere un ricordo. Questa è la parte che Montessori non ha fatto, questa è la differenza,
    è piccola ma adesso sta diventando sempre più importante. Il bambino può dire ah si
    rivedo la parola: “Intanto che l’hai in mente fai un passo, ce l’hai ancora? Ah si ...
    allora fai un altro passo, ce l’hai ancora..no non ce l’ho più... come fare? Posso
    tornare a guardarla..si certo e a poco a poco rinforzerà il pensiero. é qui la differenza
    si danno informazioni sul pensiero. Va bene? Funziona anche con le tabelline.
    Domanda: ma con bimbi che hanno un deficit di memoria di lavoro?
    F. Questo modo è sempre efficace
    Ma se è un deficit?
    E.Noi diciamo che non è un deficit irrecuperabile, è questa la differenza.
    F. Avere delle evocazioni stabili è più difficile di quanto possiate credere. Per
    esempio spero che non abbiate scritto la parola, potete dirmi, senza scriverla, quante
    lettere compongono la parola IPPOPOTAMO? Provate a contare.. a poco a poco
    l’evocazione va a stabilizzarsi...potete contare... 9, 10, 11... potete provare a
    compitare. per certe persone contare o compitare è impossibile allora come fare? Si
    può utilizzare il corpo, per esempio nell’accompagnamento di questi bambini
    cosiddetti dislessici, che dura tre ore, mostro loro come imparare l’ortografia di una
    parola, attenzione c’è tutto un lavoro preparatorio che naturalmente non posso
    mostrare qui. Vi posso mostrare qualcosa che potete fare. A livello del corpo cosa
    andremo a fare, a livello del corpo la persona ( il bambino ) può diventare ciascuna
    lettera I-P-P-O-P-O-T-A-M-O.....c’è chi resta allo stesso posto e c’è chi si muoverà,
    dopo come seconda tappa si utilizzerà un oggetto, in questo caso un manichino,
    dunque si riprodurranno le lettere con il manichino o con delle biglie, per contare e
    fare la compitazione , dopo si potrà fare con dei disegni, simboli grafici e dopo si può
    pronunciare oralmente , ma all’inizio oralmente è troppo difficile, e a ogni livello il
    mio lavoro e chiedere come ha fatto, per stabilizzare il pensiero.Perchè ogni volta
    che il bambino contatta il suo pensiero, il pensiero si rinforza e questo è il lavoro

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  7. della gestione mentale. Il livello successivo è la compitazione all’inverso e dopo si
    verifica e si ricomincia.
    ...Penso che qui ci sono molti insegnanti che hanno impiegato il loro tempo per
    venire...Perchè parliamo di cosiddetti dislessici, perchè in un primo tempo la società
    ha bisogno di riconoscere che il bambino ha difficoltà ma purtroppo anzichè
    considerarle difficoltà pedagogiche sono considerate difficoltà mediche e come il
    cammino pedagogico, all’inizio abbiamo bisogno di fare una caricatura: c’è il
    bambino normale e quello dislessico, adesso la società è matura per altro e per questo
    che il rischio di lasciare le difficoltà di apprendimento come un qualcosa di medico è
    come prendere i bambini dalla scuola e trasformarli in disturbati, in malati. La verità
    è un’evoluzione democratica in democrazia qui si dice il bambino è un problema. La
    società all’inizio non riconosce le difficoltà è obbligata ad avere una
    medicalizzazione per dire si c’è una difficoltà. Qui noi possiamo pensare ad uno
    stadio successivo e in questo gioco di democrazia noi possiamo dire non ci sono
    dislessici ma i cosiddetti dislessici per interrogare il potere pubblico, per dire, se si
    segue la logica della medicalizzazione un bambino su sei è “dislessico”, uno su sei
    “discalculico”, uno su sei “disgrafico” e non si sa quanti “disturbi dell’attenzione”,
    chi resta nella classe?Il fatto di dire il cosiddetto dislessico fa parte del gioco della
    democrazia, fa parte dell’evoluzione normale delle cose , non si dice che non ci sono
    delle difficoltà, ma che occorre trovare un altro modo per affrontarle.

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