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giovedì, febbraio 29, 2024

La California mette obbligatorio il corsivo dai 6 ai 12 anni

La California trasforma la scrittura corsiva in legge: quali sono i benefici per il cervello?

di Nafeesah Allen - 22 gennaio 2024

Articolo originale salvato qui: https://web.archive.org/web/20240211184414/https://www.bbc.com/future/article/20240122-california-signs-cursive-writing-into-law-what-are-the-brain-benefits

Dall’inizio del 2024, lo stato della California ha ripristinato l’obbligo che gli alunni dalla prima elementare alla prima media nelle scuole pubbliche imparino a scrivere in corsivo.

La tecnica della scrittura a mano ha smesso di essere insegnata nel Golden State nel 2010, ma ora la California si unisce a quasi due dozzine di stati americani [1] [link aggiunto NdT] che hanno reso obbligatorio in qualche modo l’insegnamento del corsivo. Mentre il corsivo – noto anche [nel mondo anglosassone NdT] come corsivo legato – è stato temporaneamente considerato negli Stati Uniti un’arte in via di estinzione, la decisione della California ha riacceso i dibattiti sia nei circoli educativi che scientifici sul valore reale dell’apprendimento di questo stile di scrittura, sulle implicazioni globali del dismetterlo e ci si pone domande sui suoi potenziali benefici per il cervello.

La neuroscienziata californiana Claudia Aguirre [2] afferma che "sempre più ricerche neuroscientifiche supportano l'idea che scrivere lettere in corsivo, soprattutto rispetto alla dattilografia, può attivare specifici percorsi neurali [3] che facilitano e ottimizzano l'apprendimento generale e lo sviluppo del linguaggio".

Kelsey Voltz-Poremba, assistente professore di occupational terapy presso l'Università di Pittsburgh, aggiunge che i bambini piccoli potrebbero persino trovare il corsivo più facile da imparare e replicare [4]. "Quando la scrittura a mano diventa più autonoma per un bambino, gli consente di dedicare più energia cognitiva verso abilità visuo-motorie più avanzate e di ottenere migliori risultati di apprendimento", afferma.

Allora perché non sono tutti sul carro del corsivo?

Ci sono molte ragioni per cui il corsivo non è stato imposto da tutte le scuole. Sebbene i vantaggi della scrittura manuale siano chiari, la letteratura differisce sul fatto se il corsivo sia specificamente migliore dello stampatello per lo sviluppo del bambino [Questa affermazione è errata; ad oggi non esistono ricerche che abbiano trovato che lo stampatello maiuscolo sia migliore per l'apprendimento, cfr. qui [5] ;  in particolare si veda la ricerca su oltre 700 bambini canadesi consultabile qui [6] dove dei tre gruppi il gruppo con i risultati migliori è risultato quello al quale è stato insegnato per i primi due anni il solo corsivo, il gruppo mediano quello con il solo stampatello, e il peggiore il gruppo al quale era stato insegnato ai bambini il primo anno lo stampatello e il secondo il corsivo, mettendo i bambini in difficoltà a causa del cambio di movimento nella scrittura ancora nella fase di consolidamento della stessa NdT]. Karin James, professoressa di scienze psicologiche e del cervello all'Università dell'Indiana, lavora con bambini dai quattro ai sei anni nella sua ricerca, ricerca che si concentra sulla stampatello piuttosto che sul corsivo. La sua ricerca ha scoperto che l’apprendimento delle lettere attraverso la scrittura a mano [7] attiva reti nel cervello che non vengono attivate digitando su una tastiera, inclusa un’area nota per svolgere un ruolo nella lettura [e questo è un forte indizio di come l'apprendimento della scrittura manuale aiuti ad imparare a leggere, al contrario dell'uso della tastiera NdT]. Anche altre ricerche di Virginia Berninger, professoressa di psicologia dell'educazione presso l'Università di Washington, hanno mostrato che il corsivo, la scrittura stampata e la dattilografia utilizzano funzioni cerebrali correlate ma diverse [8]. Tuttavia l’insegnamento del corsivo per gli alunni molto giovani sta diventando sempre più raro.

L'insegnamento del corsivo negli Stati Uniti inoltre non è standardizzato in tutti i distretti scolastici e nemmeno tra i docenti. Questa incoerenza rappresenta una sfida unica per gli insegnanti. "Quasi due dozzine di stati [9] USA hanno aggiunto un requisito per l'insegnamento della scrittura corsiva per le classi dalla terza alla quinta nei loro standard educativi statali", afferma Kathleen S. Wright, fondatrice e direttrice esecutiva di The Handwriting Collaborative [10], un'organizzazione educativa che insegna approcci basati sulle migliori pratiche per l'insegnamento della scrittura a mano in classe. "Tuttavia questo non è un requisito obbligatorio o finanziato, quindi l'istruzione della scrittura a mano in tutte le varie forme non viene affrontata in modo coerente."

Gli insegnanti della California dovranno capire come integrare al meglio il corsivo nelle classi che in precedenza non lo richiedevano, ma qualsiasi cosa che allontani i bambini dagli schermi [11] [dei dispositivi digitali NdT] potrebbe essere utile.

"Nel nostro programma di scrittura a mano rivolto alla comunità, per giovani in età scolare svolto all'Università di Pittsburgh, abbiamo costantemente genitori che si lamentano che i loro figli hanno difficoltà a scuola e che non è stato insegnato loro a scrivere perché usano principalmente il computer o [un] dispositivo simile", afferma Voltz-Poremba. I movimenti necessari per scrivere sono gli stessi indipendentemente dalla lettera che viene digitata, dice, quindi i bambini vengono privati ​​della possibilità di sviluppare capacità di elaborazione sensoriale che derivano dalla formazione e dalla comprensione delle lettere. Forse si sta tornando sui propri passi semplicemente a causa del periodo in cui viviamo: dopo la pandemia molti bambini usano un laptop o un tablet per i compiti, ma il ritorno alle lezioni in presenza rivela che molti studenti statunitensi mostrano un eccesso di dipendenza dagli schermi [12].

I bambini americani verranno lasciati indietro?

Anche se il legame tra la calligrafia e i risultati ottenuti nella lettura [13] non è necessariamente causale, alcuni educatori temono che abbandonare il corsivo [14] potrebbe significare un arretramento degli Stati Uniti nei risultati scolastici. Un piccolo studio condotto da ricercatori italiani ha scoperto che insegnare il corsivo agli alunni del primo anno della scuola primaria [15] potrebbe migliorare le loro capacità di lettura. [L'autrice dell'articolo evidentemente non conosce il grosso studio canadese su oltre 700 bambini che ho citato in precedenza, si veda ad esempio il post richiamato nella nota [1] circa a metà dell'articolo NdT.]

Anche il Canada ha cercato di eliminare il corsivo, per poi resuscitarlo nel 2023. L’anno scorso, il Ministero dell’Istruzione dell’Ontario ha ripristinato il requisito dell’insegnamento della scrittura corsiva. Gli educatori rimangono curiosi riguardo alle lezioni che l’Ontario ha imparato su come impartire al meglio tale istruzione, quanto dovrebbero durare le lezioni e con quale frequenza dovrebbe essere introdotta la pratica.

Confrontando le classifiche globali 2022 del Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per quanto riguarda i risultati nella lettura dei quindicenni per paese, gli Stati Uniti si sono piazzati al nono posto. Gli studenti americani sono rimasti indietro rispetto ai centri di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) come Singapore, che era al primo posto, e il Giappone al numero tre.

La scrittura corsiva è ancora ampiamente insegnata nell’Europa occidentale. Spagna, Italia, Portogallo e Francia hanno mantenuto la tradizione. E nel Regno Unito, la scrittura corsiva legata [così in UK viene chiamato il corsivo NdT] viene ancora insegnata nelle aule di inglese. La ricerca Ofsted del governo britannico afferma che "il curriculum nazionale richiede che i bambini imparino la scrittura a mano libera non legata prima di 'iniziare a utilizzare alcuni dei tratti diagonali e orizzontali necessari per unire le lettere' ". [D'altra parte molte scuole private inglesi pubblicizzano sui loro siti l'utilizzo del corsivo legato NdT]

Nel frattempo, la Svizzera [tedesca NdT] insegna solo lo stampatello minuscolo e nel 2016 anche la Finlandia ha rimosso il corsivo dalle sue scuole [andando incontro, la Finlandia, ad un crollo dei risultati dei test OCSE-PISA peggiore del resto del mondo; la Finlandia in "Reading" è passata dai 526 punti del 2015 (4° posto al mondo) ai 490 punti del 2022 (10° posto), ma è crollata anche in "Mathematics" e in "Science", indizio di quanto la scrittura corsiva apporti benefini anche in altri apprendimenti NdT]. Senza precedenti globali, in un modo o nell’altro, i distretti scolastici e i ministeri dell’istruzione in tutto il mondo variano ampiamente da regione a regione.

Vale la pena perdere il corsivo?

Nonostante tutte le incognite, le prove suggeriscono che non ci sono svantaggi nell’imparare il corsivo. La ricerca sulle differenze tra la scrittura a mano e la digitazione mostra che è ancora vantaggioso scrivere con carta e penna, ma i maggiori vantaggi (per la memoria e l’apprendimento delle parole, ad esempio) sono legati all’atto stesso della scrittura [manuale rispetto alla digitazione NdT], non al corsivo rispetto allo stampatello [anche se l'apprendimento del corsivo non solo non è svantaggioso, ma porta notevoli benefici negli apprendimenti rispetto allo stampatello, soprattutto nella prevenzione e nel recupero delle difficoltà di apprendimento della lettoscrittura, si veda ad esempio, fra i tanti esempi possibili, questo articolo dell'Università del Middlesex, in UK, o questo articolo relativo agli USA, Il corsivo viene fortemente consigliato anche dall'Interntional Dyslexia Association, si veda questo articolo tradotto, come pure dalla British Dyslexia Association per la prevenzione e il superamento della dislessia NdT].

L'unico inconveniente possibile è nella percezione. Troppo spesso la scrittura a mano viene contrapposta alla tastiera come un gioco a somma zero, il che non è una proposta giusta. Proprio come nel dibattito su quanto tempo hanno bisogno i bambini durante la ricreazione, gli educatori non devono interrompere completamente un'attività di apprendimento a favore di un'altra altrettanto importante. Al Al contrario Voltz-Poremba propone un approccio del bicchiere mezzo pieno: "È importante trovare un equilibrio per garantire che i giovani di oggi siano preparati con le competenze acquisite senza l'uso della tecnologia", afferma.


NOTE [la descrizione dei link presenti nell'articolo è stata aggiunta NdT]

[1] Ritorno al... corsivo!, post su questo blog dell'aprile 2015 dove si illustra il cambio di rotta in corso nel mondo anglosassone.

[2] Blog personale di Claudia Aguirre, PhD in Neuroscienze.

[3] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel luglio 2020 dal titolo "L'importanza della scrittura corsiva rispetto alla dattilografia per l'apprendimento in classe: uno studio EEG ad alta densità su bambini e giovani di 12 anni"

[4] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel febbraio 2019 dal titolo "Insegnamento della scrittura corsiva nella prima classe della scuola primaria: Effetti sulle abilità di lettura e scrittura"; dall'abstract: "Molti studi supportano l’idea che l’allenamento motorio svolga un ruolo cruciale per aumentare le rappresentazioni mentali delle lettere [...] Questo studio ha indagato l’efficacia dell’insegnamento della scrittura corsiva. [...]  le prestazioni sui prerequisiti e sulle capacità di scrittura e lettura erano complessivamente migliori tra i bambini del gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo."

[5] Elenco di articoli sul corsivo, post su questo blog del marzo 2015 con un elenco non esaustivo degli articoli scientifici sui benefici della scrittura manuale e corsiva.

[6] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel gennaio 2012 dal titolo "Gli effetti degli stili stampatello, corsivo o stampatello/corsivo sullo sviluppo della scrittura nella seconda elementare"; studio svolto su 715 bambini canadesi che ha mostrato la superiorità dell'insegnamento del corsivo fin dalla prima elementare; dall'abstract: "L'obiettivo generale di questo studio è esplorare la relazione tra diversi stili di scrittura e lo sviluppo delle capacità di scrittura tra 715 bambini di seconda elementare. In generale, i nostri risultati mostrano che i tre stili di scrittura (manoscritto/corsivo, manoscritto e corsivo) hanno caratteristiche diverse. effetti sullo sviluppo della scrittura (velocità, qualità, produzione di parole e produzione di testo)."

[7] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel dicembre 2012 dal titolo "Gli effetti dell'esperienza della scrittura a mano sullo sviluppo funzionale del cervello nei bambini pre-alfabetizzati"; dall'abstract: "Questi risultati dimostrano che la scrittura a mano è importante per il reclutamento precoce nell’elaborazione delle lettere delle regioni del cervello note per essere alla base della riuscita nella lettura. La scrittura a mano quindi può facilitare l'acquisizione della lettura nei bambini piccoli."

[8] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel giugno 2010 dal titolo "Sviluppo iniziale della lettoscrittura a mano: connessioni di composizione, lettura, ascolto e conversazione; Tre modalità di scrittura delle lettere; e mappatura veloce nell'ortografia"; lo studio analizza i diversi risultati di apprendimento di bambini dai 5 ai 10 anni ao quali sono stati insegnati tre modalità differenti di scrittura a mano: la digitazione di una tastiera, la scrittura manuale in stampatello e quella in corsivo.

[9] I 23 Stati che richiedono la scrittura corsiva (aggiornato!), post sul blog dedicato al corsivo mycursive.com

[10] Sito del gruppo "The Handwriting Collaborative"; dalla pagina di presentazione: "Istruzioni di scrittura a mano allineate alla scienza della lettura e della scrittura - The Handwriting Collaborative è un'organizzazione di specialisti del curriculum, educatori, ricercatori e terapisti scolastici. Forniamo formazione per lo sviluppo professionale nell'insegnamento delle migliori pratiche di scrittura a mano e consulenza su strategie di intervento basate sulla ricerca per migliorare l'espressione scritta."

[11] Articolo della BBC intitolato "Perché non tutto il tempo trascorso davanti allo schermo è uguale per i bambini", sui danni che il tempo sprecato davanti ad uno schermo provoca ai bambini. 

[12] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel febbraio 2023 dal titolo "Tendenze nell’utilizzo del tempo davanti allo schermo tra i bambini durante la pandemia di COVID-19, da luglio 2019 ad agosto 2021".

[13] Ricerca scientifica peer reviewed pubblicata nel giugno 2021 dal titolo "Gli effetti dell'esperienza della scrittura a mano sull'apprendimento dell'alfabetizzazione"; dall'abstract: "I nostri risultati mostrano chiaramente che la scrittura a mano rispetto alla pratica non motoria produce un apprendimento più rapido e una maggiore generalizzazione ai compiti non allenati rispetto a quanto riportato in precedenza."

[14] Articolo sul sito della National Education Association dal titolo "Il grande dibattito sulla scrittura corsiva" che riporta come "Per quanto riguarda il corsivo, i sostenitori sottolineano i numerosi studi che hanno dimostrato che l’apprendimento del corsivo non solo migliora la memorizzazione e la comprensione, ma coinvolge il cervello a un livello profondo mentre gli studenti imparano a unire le lettere in un flusso continuo. Migliora anche la destrezza motoria e dà ai bambini un'idea migliore di come funzionano le parole in combinazione."

[15] Ricerca scientifica italiana peer reviewed pubblicata nel febbraio 2019 dal titolo "Insegnamento della scrittura corsiva nella prima classe della scuola primaria: Effetti sulle abilità di lettura e scrittura"; dalla discussione finale dei risultati: "I risultati hanno rivelato che i cambiamenti nelle capacità di lettura e scrittura variavano in funzione del tipo di formazione ricevuta. [...] il gruppo di intervento ha ottenuto prestazioni migliori sia nella capacità ortografica che nelle unità fondamentali del testo. Questi risultati sono in accordo con la letteratura nell’affermare che lo sviluppo di una scrittura più fluente con abilità grafo-motorie durante le prime fasi dell’apprendimento della scrittura consente agli studenti di raggiungere livelli di accuratezza migliori per le caratteristiche ortografiche. [...]  Il risultato più interessante relativo all’apprendimento della scrittura corsiva sono i dati relativi alla fluidità della scrittura. Gran parte della letteratura sostiene l’idea che i bambini con una scrittura più fluente nelle prime fasi dell’apprendimento mostrano migliori capacità di scrittura in termini di ortografia e maggiori capacità di composizione del testo. I nostri risultati supportano la letteratura sottolineando la relazione tra abilità grafiche e ortografiche. Questa relazione è osservata e supportata da altri studi, che mostrano il contributo di questa variabile rispetto alle abilità cognitive di scrittura più complesse. Abbiamo anche osservato che le capacità di scrittura del gruppo di intervento sono cambiate radicalmente nel corso dell'anno scolastico, mostrando risultati migliori di quelli previsti dalle consuete tendenze evolutive. Questi risultati dimostrano come i bambini possano migliorare non solo le competenze di base, ma anche le successive capacità di apprendimento grazie alla formazione dominio-specifica svolta nell’ambito dell’apprendimento grafo-motorio. Il nostro studio supporta lavori recenti che dimostrano come i miglioramenti nelle caratteristiche della scrittura strumentale possano verificarsi con l'insegnamento e la pratica quotidiana diretta ed esplicita, in particolare durante le prime fasi del percorso scolastico."


[Traduzione e note tra parentesi quadre aggiunte dal sottoscritto.]



giovedì, maggio 23, 2019

Lettera aperta contro la modifica in peggio della già discutibile L.170/2010

La seguente lettera è stata resa pubblica sul profilo Facebook dell'autrice principale. Enfasi in grassetto aggiunte dal sottoscritto.

Buonasera caro legislatore...
di Michela Vandelli



Buonasera,
intanto la ringrazio di avermi concesso la possibilità di poterle scrivere.

Come vede dalla firma in calce, sono un'esperta nei processi d'apprendimento. Lavoro con una collega nel polo educativo che abbiamo creato diversi anni fa e seguo molti bambini che presentano difficoltà scolastiche e DSA, moltospesso già segnalati a scuola e con diagnosi.

Il mio lavoro è nato da una dura esperienza personale con i miei tre figli, quindi la mia visione è doppia e si è formata nel corso del tempo, prima come mamma e poi come esperta in materia. La proposta di modifica della legge 170/10 qui di seguito

contiene a mio parere, diversi punti critici che allontanano il tema della dislessia e delle difficoltà di questi bambini dal luogo dove dovrebbero rimanere: la scuola e l’educazione.

Mi occupo di potenziamento e nello specifico delle fragilità dei bambini della primaria, che arrivano da noi con difficoltà "segnalate" dalla scuola, e assisto a dei bei cambiamenti oggettivi che determinano nel tempo miglioramenti evidenti anche in caso di disturbo specifico d’apprendimento.

Vedo bambini cambiare ANCHE dopo l'età minima utile per poter emettere diagnosi di DSA, che sarebbe, per il primo step (in caso di dislessia e disortografia) la fine della seconda primaria, eho visto anche diagnosi rientrare in parametri non più segnalabili, dimostrando di fatto che è possibile modificare le difficoltà attraverso un lavoro specifico e mirato, che tuttavia a scuola NON avviene.

I piccoli potenziamenti che vengono fatti in ambito scolastico (e non sempre) avvengono per un tempo troppo breve (10 ore) e non sono in grado di incidere nel modo giusto. A volte occorrono mesi e, spesso, occorre dare il giusto tempo ai piccoli per crescere, tempo sacrosanto che la scuola difficilmente è in grado di concedere.

La proposta di legge in oggetto vorrebbe anticipare la tempistica diagnostica di ben 2 ANNI, rilevando un'eventuale "fragilità" già nell'ultimo anno della scuola dell'infanzia, senza nessuna esposizione alla letto-scrittura da parte dei bambini.

Seppur sia vero, come stabilisce il documento della Consensus Conference 2010, che i bambini di 5 anni che risultano al di sotto del 10° percentile in diversi test riferibili al linguaggio, hanno un rischio 6 volte maggiore di sviluppare un eventuale DSA, è anche vero che NON sempre un bambino con DSA presenta difficoltà di linguaggio; basti pensare alla discalculia e alla disgrafia.

È vero invece che i problemi di linguaggio vengono già individuati dalle maestre, e inviati per un consulto logopedico.

Individuando tanto precocemente alcuni "fattori di rischio", bisogna poi essere in grado di fornire delle risposte sul territorio per permettere il recupero completo, risposte che molto spesso l'ASL non è in grado di fornire.

Attualmente le ASL prendono in carico SOLAMENTE i casi più gravi, che arrivano comunque attraverso le osservazioni delle maestre della scuola materna e primaria. E molto spesso con tempi di presa in carico a dir poco biblici.

Cosa si vuole, orientare ai privati?


Vorrei ricordare, infine, che a stabilire l'età minima di accesso alla diagnosi è stata la Consensus Conference e le successive leggi regionali, poiché probabilmente gli esperti hanno ritenuto che per stabilire con certezza la presenza di un DSA fosse utile aspettare un tempo idoneo che dovrebbe essere dedicato AL POTENZIAMENTO DIDATTICO, come espresso nel documento che segue:

Individuare segnali di difficoltà in ambito di letto-scrittura SENZA nessuna esposizione, mi sembra oltremodo affrettato e rischioso, e molti di quelli che, come me, fanno questo mestiere, iniziano a chiedersi se davvero questa medicalizzazione già eccessiva di suo, sia la cosa migliore per i nostri bambini.

Molto spesso, poi, dopo la diagnosi, i SOLI strumenti compensativi e le misure dispensative non sono sufficienti ad aiutare un bambino in difficoltà, mentre il potenziamento produce dei cambiamenti che determinano una differenza nelle abilità di base, che permettono molto spesso di poter gestire la difficoltà nel futuro.

Sulla scuola dell'infanzia ci sarebbe poi tutta una riflessione da fare relativa a ciò che effettivamente si fa per sviluppare i prerequisiti necessari per l'apprendimento, che a mio parere sono parecchio carenti in troppe realtà scolastiche.

I numeri in aumento delle difficoltà porterebbero a ipotizzare che non sia possibile ci sia solo ed unicamente una condizione genetica alla base. Se i fattori di rischio prevedono comunque un’interazione con l'ambiente poiché un DSA si sviluppi, forse si potrebbe e dovrebbe pensare, di cominciare a modificare l'ambiente in cui i bambini apprendono e la modalità che si utilizza per insegnare.

Il potenziamento, richiamato ANCHE nelle linee guida della Consensus Conference, sarebbe una risorsa importante e doverosa per la crescita dei piccoli. Un congruo periodo di potenziamento è previsto come fondamentale dalla Consensus Conference, se un potenziamento infatti conduce a un miglioramento NON si può parlare di DSA.

Inoltre ci sono esperti, come la prof.ssa Daniela Lucangeli e il prof. Cornoldi, che affermano che tale concetto è problematico poichè si dà per scontato spesso che la scuola abbia effettuato tale periodo di potenziamento senza miglioramenti.
  
Si tratterebbe pertanto di un lavoro di potenziamento didattico specifico e mirato che dovrebbe fare la scuola stessa, e che invece è previsto solamente in misura ridotta e fino a poco tempo fa completamente assente nonostante le indicazioni stesse della Consensus Conference.

Il rischio CONCRETO è di PATOLOGIZZARE qualsiasi difficoltà.

Nelle Linee Guida allegate al Decreto attuativo della Legge 170 (Decreto ministeriale 12 luglio 2011) si ricorda che “gli insegnanti possono 'riappropriarsi' di competenze educativo-didattiche anche nell’ambito dei DSA, laddove lo spostamento del baricentro in ambito clinico aveva invece portato sempre più a delegare a specialisti esterni funzioni proprie della professione docente o a mutuare la propria attività sul modello degli interventi specialistici, sulla base della consapevolezza della complessità del problema e delle sue implicazioni neurobiologiche. Ora, la complessità del problema rimane attuale e la validità di un apporto specialistico, ovvero di interventi diagnostici e terapeutici attuati da psicologi, logopedisti e neuropsichiatri in sinergia con il personale della scuola non può che essere confermata; tuttavia – anche in considerazione della presenza sempre più massiccia di alunni con DSA nelle classi – diviene sempre più necessario fare appello alle competenze psicopedagogiche dei docenti‘curricolari’ per affrontare il problema, che non può più essere delegato tout court a specialisti esterni ”.

La successiva circolare Ministeriale n° 8 del 2012 in tema di “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” sembra rafforzare di fatto il concetto espresso sopra dell’importanza centrale della scuola in tema di alunni in difficoltà.

Nella proposta di MODIFICA (qui) sembrerebbe menzionato solo un eventuale "laboratorio", ma sembra una parte piuttosto vaga, senza nessun criterio specifico per definire quel “laboratorio” né le eventuali finalità, mentre le altre parti mi sembrano decisamente più chiare.

Le sanzioni agli insegnanti , per esempio, allontanano sempre di più la scuola e i docenti stessi dal ruolo primario e centrale che dovrebbero avere, proprio nei riguardi di chi fa più fatica.

Non è un PDP, che contiene spesso misure standard (e le assicuro che ne vedo tanti) in base al codice diagnostico, che DA SOLO determina differenze sostanziali.

Molto spesso la scuola in questo dover compilare e crocettare si ritrova “annegata” da qualcosa di più simile ad un atto formale, di quanto sia e dovrebbe essere impegnata nella sua azione didattica; è questa la scuola che si vuole?
Davvero si vuole credere che deliberare sanzioni servirà ad avvicinare scuola, insegnanti e famiglie nell'azione educativa che dovrebbe essere comune per il bene dei piccoli?

A mio parere la si allontana solamente, e la si allontana ancora di più proprio nei confronti di chi ha più bisogno. E la distanza è già fin troppo ampia, chi lavora nella scuola lo vede tutti i giorni.

L' indennità di frequenza contenuta in questa proposta, poi, è una misura ispirata dall'ambito dell'invalidità (legge 289/90) nata in origine per i deficit sensoriali come la sordità, adattata ai DSA attraverso azioni legali che hanno stabilito un precedente, e concessa con profonde differenze regionali.

È una Legge che stabilisce comunque una condizione di "invalidità" ridefinita poi come “difficoltà persistente a svolgere i compiti tipici dell’età”, che comunque richiede una visita MEDICA in commissione INPS, che non ha nulla a che fare con i bambini che presentano difficoltà scolastiche o DSA, bambini che CRESCONO E CAMBIANO, e che una volta al di fuori della scuola non hanno nessun problema di tipo lavorativo. Sono invece molto spesso brillanti, con quozienti intellettivi nettamente superiori alla norma, e hanno risorse fuori dal comune.

Sempre nelle Linee Guida allegate al Decreto attuativo della Legge 170 si sottolinea che “per la peculiarità dei Disturbi Specifici di Apprendimento, la Legge apre, in via generale, un ulteriore canale di tutela del diritto allo studio, rivolto specificamente agli alunni con DSA, diverso da quello previsto dalla legge 104/1992 ”. Con tale passaggio si vuole chiarire che i DSA sono ALTRO rispetto alla disabilità e all'invalidità.

Pertanto, se si vuole aiutare le famiglie si pensi piuttosto a un contributo staccato dalla procedura dell'indennità di frequenza, anche se ho la profonda convinzione che se si agisse DAVVERO sulla scuola
  1. abbassando in primis il numero di alunni per classe,
  2. attivando un buon potenziamento anche fino alla fine della scuola primaria, magari con la logica dell’aiuto tra pari che sembra essere una buona misura per i bambini in difficoltà,
  3. inserendo linee guida più specifiche per l'insegnamento della letto-scrittura, come presenti in altri paesi europei,
  4. mettendo nelle condizioni migliori i docenti di fare BENE il loro mestiere,
non ci sarebbe bisogno di pensare né a leggi come la 170/2010, né a una sua eventuale modifica in peggio.

La prego, si pensi alla scuola e all'ambiente in cui questi bambini possono o meno sviluppare un disturbo specifico d'apprendimento. La scienza dice che l’ambiente modifica anche i geni (epigenetica), e la plasticità celebrale è nota e ormai riconosciuta dal mondo scientifico.

A disposizione per ogni chiarimento, la saluto cordialmente.
Michela.
Esperta nei processi d’apprendimento
iscritta all’albo dei professionisti formati da
Erickson, Game trainer, Tutor, Aiuto compiti.

venerdì, maggio 15, 2015

Medicalizzare

È senso comune, e politicamente corretto, dirsi contrari alla medicalizzazione di ambiti dell'esperienza umana che nulla hanno a che fare con le malattie organiche, come le differenze individuali, le preferenze in ambito sessuale, gli eventi naturali della vita, come la perdita di persone care o la nascita di una nuova vita.

Assistiamo però a questo curioso fenomeno: le stesse persone contrarie alla medicalizzazione difendono contraddittoriamente (alcune in buona fede, altre viziate da profondi conflitti di interessi) istituti come la legge 170/2010, legge che ha aperto le porte della scuola a diagnosi per certificare disturbi mentali, quali vengono considerati dal DSM V o dall'ICD-10 le difficoltà di apprendimento (il titolo dell'ICD-10, ricordiamolo, è "Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati"; il DSM V si intitola "Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali").

Vediamo cosa dice il vocabolario: medicaliżżare v. tr. [dal fr. médicaliser, der. di médical «medicale»]. – Attribuire carattere medico, far rientrare nella sfera della medicina eventi e manifestazioni ritenuti d’altra natura.

Oggi un bambino con difficoltà di apprendimento (che va male a scuola, si diceva una volta) ha ormai poche alternative. Ad un certo punto del suo percorso scolastico qualcuno, un insegnante o un adulto di riferimento, consiglierà alla famiglia di rivolgersi fuori della scuola, in ambito medico psichiatrico.

Cioè, il bimbo va male a scuola... Quindi vado dal dottore....

Questa prassi vi sembra ovvia? Chiedere a un medico di occuparsi di apprendimento? A me no, visto che non stiamo parlando di bambini con dei deficit organici, reduci da un'ischemia, un'operazione al cervello, o un qualche tipo di trauma cranico.

Si sta parlando di bambini normali, con normali capacità cognitive, ai quali dal momento dell'ingresso in questo girone infernale si applicheranno "logiche" completamente irragionevoli che tenteranno di imporre agli insegnanti, spesso riuscendoci, metodologie didattiche mai testate dalla comunità scientifica, come le misure dispensative e gli strumenti compensativi, ostacolando altri approcci didattici e spesso compromettendo l'apprendimento proprio nella fase della vita in cui il cervello è maggiormente plastico e orientato all'apprendimento.

La diagnosi di DSA, la medicalizzazione delle difficoltà scolastiche, sembra però accontentare tutti:
- in primis accontenta il business della certificazione, che arriva a costare centinaia di euro in alcuni studi privati accreditati,
- accontenta il business degli strumenti compensativi, sempre più tecnologici e costosi,
- accontenta il business della riabilitazione e del supporto scolastico a pagamento,
- accontenta i genitori giustamente in ansia per i propri figli, che deresponsabilizzati dell'etichettatura del figlio come bambino con DSA, tirano un sospiro di sollievo;
- accontenta i genitori distratti, che possono cosi occuparsi dei suoi bisogni educativi fornendo cose (computer, tablet, audiolibri) invece che tempo e attenzione,
- accontenta i genitori combattivi, alle prese con insegnanti dai quali giustamente a volte occorre difendersi, fornendo strumenti di difesa e di offesa verso docenti più o meno capaci,
- e soprattutto, non dimentichiamolo, accontenta i docenti peggiori, ai quali con la legge sui DSA è stato fornito un alibi inattaccabile per giustificate la loro impreparazione didattica e i loro fallimenti professionali.

Gli unico che non accontenta sono i bambini, che vivono sulla loro pelle l'essere trattati come diversi, disturbati, malati.

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